Macchie sull’iride : nevi e lentiggini iridei

Le macchie intorno all’iride sono definiti nevi, composte da cellule chiamate melanociti. Queste cellule producono melanina, il pigmento che colora i nostri capelli, pelle e occhi. Il più delle volte i melanociti sono diffusi in modo uniforme, però a volte queste cellule possono raggrupparsi e formare dei nevi.

Un nevo oculare può essere riscontrato anche sotto la retina nella parte posteriore dell’occhio.

I nevi devono essere osservati regolarmente da un medico oculista poichè c’è maggiore possibilità di trasformazione maligna. Le lentiggini dell’iride sono delle macchie scure dell’iride come i nevi, ma a differenza di essi sono più piccole e crescono in una parte dell’iride chiamato stroma. I nevi dell’iride nel corso del tempo tendono ad estendersi, ma come le lentiggini dell’iride sono solitamente benigni. Tuttavia è necessario un monitoraggio nel tempo per qualsiasi cambiamento del medico oculista.

Abrasione corneale

Un’abrasione corneale è una lesione superficiale della cornea, la membrana trasparente situata nella parte anteriore dell’occhio. Il contatto con polvere, sabbia, trucioli di legno o particelle di metallo può graffiare o lesionare la cornea.

Sintomatologia

Un’abrasione corneale può determinare sensazione di corpo estraneo, dolore, arrossamento, bruciore, lacrimazione, fotofobia, visione offuscata.

Se non trattata, può peggiorare, causando infiammazione, infezione e danni permanenti all’occhio e alla vista.

Diagnosi

La diagnosi è effettuata da un medico oculista, il quale osserverà la cornea attraverso il biomicroscopio, e a volte con l’ausilio di anestetici locali e coloranti metterà in evidenza la lesione (vedi immagine).

La freccia rossa mostra un’abrasione corneale. La fonte di luce blu associata alla colorazione con fluorescina mette in evidenza la lesione corneale superficiale che appare verde.

Terapia

Il trattamento prevedere: la rimozione di corpi estranei se presenti, l’uso di FANS ed antibiotici topici.

Prevenzione

Le abrasioni corneali possono, spesso, essere evitate mediante l’uso di occhiali protettivi durante l’esecuzione di attività che espongono gli occhi al rischio di lesioni.

Infiammazione della cornea : la cheratite

La cheratite è un’infiammazione della cornea, la parte anteriore trasparente del bulbo oculare, costantemente ricoperta dal film lacrimale.

I segni della cheratite sono considerati soggettivi fotofobia, blefarospasmo, sensazione di corpo estraneo, e/o oggettivi come iniezione pericheratica, congiuntivite peribulbare, infiltrati stromali e lesioni epiteliali.

Tipologie

Le cheratiti possono essere distinte in superficiali che, dopo la guarigione, generalmente non lasciano cicatrici, da quelle profonde, che possono lasciare porzioni di cornea non perfettamente trasparenti (leucoma corneale); se il leucoma è posizionato in prossimità dell’asse visivo principale può ridurre la capacità visiva.

Anche un’ulcera corneale può essere definita una forma di cheratite, con lesione che interessa l’epitelio e lo stroma sottostante (vedi immagine).

Immagine di un’ulcera corneale alla lampada a fessura. La freccia rossa mostra la lesione. La luce blu associata a colorazione con fluorescina evidenzia l’area di lesione che appare verde.

Cause

Le cheratiti possono essere causate da agenti fisici, chimici e biologici. Le più comuni dovute ad agenti fisici sono quelle da esposizione ai raggi ultravioletti, definita cheratite attinica. Per quelle da agenti chimici bisogna considerare le forme da acidi e da sostanze alcaline, generalmente più gravi; le più frequenti sono quelle da calce. Mentre le cheratiti da agenti biologici possono essere dovute a batteri, funghi, virus o protozoi. La diagnosi eziologica in questi casi può essere difficoltosa sulla base dei soli segni clinici, per cui nelle forme più gravi è necessario effettuare localmente prelievi per esami microbiologici e citologici.

Diagnosi

La diagnosi di una presunta cheratite ha inizio con l’anamnesi e successivamente, si procede con una valutazione oculare esterna, in cui l’oculista osserva l’aspetto degli occhi del paziente, la congiuntiva, le palpebre, la cornea e l’apparato lacrimale. Questo tipo di analisi viene effettuata con uno strumento chiamato lampada a fessura, costituito da una sorgente luminosa e da una lente d’ingrandimento, con l’ausilio di coloranti (vedi immagine).

Griglia di Amsler

La griglia di Amsler è un test diagnostico che può rilevare difetti visivi causati da cambiamenti della retina, in particolare della macula. Ideata da Marc Amsler, un oftalmologo svizzero, è utilizzata dal 1945.

E’ possibile esaminare la propria visione centrale usando la griglia di Amsler qui sotto riportata o scarica qui il pdf.

Griglia di Amsler

COME ESEGUIRE IL TEST
Se utilizzi lenti correttive per leggere li devi indossare per effettuare il test.
Eseguire il test a una comoda distanza di lettura (30-40 cm) in un ambiente ben illuminato
Effettuare il test prima con un occhio e poi con l’altro occhio.
Si copre un occhio con il palmo della mano.
Si fissa con l’altro occhio il punto al centro della griglia per circa 10-15 secondi.

Contattare l’oculista se:
-si osservano zone vuote, sfocate, annebbiate;
-le linee appaiono ondulate, distorte o interrotte;
-non vedi il punto al centro della griglia;
-i 4 angoli della griglia non vengono visti;
-si nota qualcosa di irregolare nell’immagine.

Le perle di Elschnig

In questa immagine la freccia gialla mostra un cluster di perle di Elschnig.

Le perle di Elschnig si formano dietro la lente artificiale dopo un intervento di cataratta. Esse sono cellule epiteliali residue del cristallino che migrano lungo il restante sacco capsulare. Possono essere valutate all’esame con la lampada a fessura.

Quando le cellule epiteliali si formano lungo l’asse visivo centrale, si identifica la OCP (opacizzazione capsulare posteriore) o cataratta secondaria ed è necessaria la rimozione tramite laser, definita capsulotomia Yag-laser.

Il rame nelle lacrime : possibile marcatore specifico del Cheratocono?

Il Cheratocono è una malattia della cornea che può compromettere la capacità visiva e colpisce soprattutto i giovani.

Il lavoro Determination of copper by AAS in tear fluid of patients with keratoconuscondotto dal Dott. Pierfrancesco Mellace e il Prof. Gianfranco Corbini (Dipartimento di Biotecnologie, Chimica e Farmacia dell’Università degli Studi di Siena) e il suo team, vuole essere un contributo di approfondimento sulla conoscenza di questa malattia.

Esso fornisce dati preliminari per valutare la possibilità di utilizzare la concentrazione di rame nelle lacrime come marker specifico per il cheratocono.

Fonte : G Corbini, E Dreassi, L Chiasserini, M M Girolamo, P Mellace “Determination of copper by AAS in tear fluid of patients with keratoconus” – Analytical Biochemistry Volume 623, 15 June 2021, 114174. https://doi.org/10.1016/j.ab.2021.114174

Membrana epiretinica (Pucker Maculare)

La membrana epiretinica (anche detta Pucker Maculare) è una patologia che colpisce la parte centrale della retina (macula). Essa è dovuta ad un’alterazione del vitreo (parte gelatinosa all’interno dell’occhio) ed è caratterizzata dalla presenza di tessuto fibroso-cicatriziale a livello della macula.
Dopo la comparsa di questo tessuto fibroso-cicatriziale, la retina tende a subire una contrazione, simile a un raggrinzimento, che può pregiudicare la capacità visiva.

Cause

Il vitreo è legato alla superficie della retina per mezzo di fibre proteiche molto sottili.
A seguito dell’invecchiamento o in alcune circostanze, il corpo vitreo manifesta la tendenza a ritirarsi.
Una circostanza particolare è il distacco posteriore del vitreo che determina la neoformazione di tessuto fibroso-cicatriziale. Essa a sua volta arreca una contrazione della retina, come se la tirasse.

La membrana epiretinica può insorgere anche per effetto del diabete, di un distacco della retina, di un trauma oculare, una malattina infiammatoria dell’occhio o anche postumi di un intervento di cataratta. Ma in molti casi può essere di natura idiopatica (insorta senza ragioni evidenti e dimostrabili).

Diagnosi

L’iter diagnostico per individuare la membrana epiretinica consiste nella valutazione del fondo oculare durante la visita oculistica. Mentre l’esame strumentale principe per evidenziarla è la tomografia a coerenza ottica (OCT).

La griglia di Amsler è un test di autovalutazione che può essere eseguito direttamente dal paziente per individuare problemi della vista. Se le righe vengono visualizzate ondulate è necessario rivolgersi a un medico oculista.

Trattamento

Il trattamento della membrana epiretinica si esplica in un’intervento chirurgico. Questo intervento è la vitrectomia che consiste nella rimozione del vitreo e della membrana epiretinica.

Grandi pittori e le loro patologie oculari

Come la visione può influenzare l’esecuzione di un’opera d’arte e come l’arte può avere forti collegamenti con la visione ?

La storia dell’arte è piena di esempi di artisti cha hanno messo in risalto le loro capacità per superare le difficoltà alla visione.

In questo articolo cercheremo di analizzare le opere di grandi pittori di cui è stata documentata una patologia degli occhi.

Vincent Van Gogh

Non tutti sanno che Van Gogh era affetto da epilessia che curava con la digitale. Probabilmente come conseguenza di intossicazione cronica dovuta a questo farmaco, il pittore era affetto da xantopsia, un difetto di percezione dei colori, che gli faceva vedere tutto giallo.

V. Van Gogh, I falciatori : in lontananza Arles, 1888

Claude Monet

Contrariamente alle sue prime opere, Monet rappresentava i suoi dipindi privi di dettagli con forme sfuocate e maggior prevalenza di colori come giallo e rosso. In seguito all’intervento di cataratta nel 1923, i colori caldi delle sue opere fuorono sostituiti da colori freddi come il blu e il viola. Probabilmente l’effetto filtrante della cataratta diventata gialla o ambra scuro tratteneva i raggi blu, determinando una minore visione con prevalenza delle tonalità calde.

Oggi con l’intervento di cataratta si sostituisce la lente ingiallita ed opaca con un cristallino artificiale che ridà non solo il potere diottrico del cristallino, ma lo sostituisce come filtro per le onde di luce ultraviolette blu, che sono ritenute responsabili dei danni retinici.

Edward Munch

Edvard Munch, pittore norvegese, famoso per la sua opera “L’urlo”, all’età di 67 anni si trovò ad avere un problema retinico nell’occhio destro. Si può notare l’insorgenza, l’evoluzione e il riassorbirsi dello “scotoma” (macchia scura fissa nel campo visivo) nelle sue opere. Tale descrizione nelle sue opere ci fa intendere che evidentemente si potesse trattare di una emorragia vitreale.

E. Munch, Disturbed vision, 1930

Edgar Degas

I cambiamenti dello stile pittorico di Degas molto probabilmente sono state causate da una perdita progressiva della visione dovuta ad un danno progressivo maculare. Le opere di Degas del 1870 erano profondamente precise nei dettagli, i personaggi raffiguarati avevano tratti del volto ben distinti. Successivamente queste precisioni nei dettagli delle sue opere iniziarano a diminuire tra il 1880 e il 1890, probabilmente con la progressiva perdita della vista.

Paul Cézanne

Che Paul Cézanne fosse miope lo sapevano tutti, probabilmente il suo difetto visivo avrà condizionato il suo stile di pittura. I miopi vedono bene da vicino ma hanno una visione velata delle strutture più lontane e, nello spettro dei colori, riescono a focalizzare meglio quelli accesi, rosso o giallo. A sostegno di questa tesi, esistono testimonianze che riferiscono dell’avversione di Cézanne per gli occhiali.

P. Cézanne, Montagne Saint Victoire, 1904-1906

Stelle epicapsulari

Stelle epicapsulari sulla capsula anteriore del cristallino indicate con la freccia verde.

Le stelle epicapsulari, note come pigmentazione epicapsulare congenita, sono depositi di pigmento marrone molto piccoli sulla capsula anteriore del cristallino. Rappresentano un’incompleta involuzione della”tunica vasculosa lentis”.

Tunica vasculosa lentis

La tunica vasculosa lentis è una rete vascolare di capillari che circonda il cristallino durante l’embriogenesi. Si possono presentarse unilateralmente o bilateralmente e possono essere presenti in grappoli o isolate.

Si possono presentare in persone di tutte le età e il medico oculista può riscontrarle durante l’esame con lampada a fessura del segmento anteriore con un ingrandimento elevato. La maggior parte dei pazienti è completamente asintomatica poiché generalmente non hanno alcun effetto sulla vista.

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Cornea verticillata

Cornea verticillata di paziente in terapia prolungata con amiodarone

La cornea verticillata, o cheratopatia vorticosa, rappresenta una condizione patologica corneale bilaterale, essa non compromette la vista. Caratterizzata dalla presenza di depositi corneali intra-epiteliali di particelle lipidiche di colore giallo-bruno che si distribuiscono con andamento a vortice sino alla cornea periferica. Talvolta il paziente può lamentare offuscamento visivo, abbagliamento, fotofobia e aloni intorno alle luci.

Le possibili cause

La cheratopatia vorticosa è comunemente associata ad una terapia prolungata con amiodarone (farmaco anti-aritmico) o alla malattia di Fabry (patologia rara dovuta a deficit dell’enzima alfa-galattosidasi A). Altre possibili cause possono essere l’esposizione a polvere di silicio (malattia professionale), le terapie di lungo corso con tamoxifene, idrossiclorochina, indometacina.

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