Occhio della Terra

Sorgente del Fiume Cettina – Croazia

La Cettina è un fiume della Croazia Meridionale, lungo circa 105 km, sorge alle pendici Nord-Occidentali del Monte Dinara per sfociare nel Mar Adriatico. La sua sorgente ha un’aria di magia ed è formata da un profondo buco, di circa 100 metri, riempito da acqua cristallina di un blu abissale, che ricorda la forma di un occhio gigantesco e misterioso.

Rallentare nei bambini la progressione della miopia

La prevalenza della miopia sta aumentando a livello mondiale e le sue complicanze sono associate a enormi costi economici e sociali. Anche se la vista può comunque essere corretta con occhiali, lenti a contatto o trattamenti chirurgici, la miopia elevata può determinare altri rischi in età adulta. Si ritiene che l’alta miopia in età adulta possa essere ricondotta alla miopia di insorgenza in età scolare. Pertanto, è opportuno attuare efficaci misure di controllo della miopia, che possono includere la prevenzione dell’insorgenza e il ritardo della sua progressione nei bambini in età scolare. L’atropina, farmaco che determina la dilatazione della pupilla, attualmente si ritiene essere la terapia più efficace per il controllo della miopia.

Due importanti e recenti studi internazionali sono oggi alla base dell’uso dell’atropina in collirio per rallentare la progressione della miopia: lo Studio ATOM 1 e lo Studio ATOM 2, che hanno dimostrato che i colliri a base di atropina a basso dosaggio (0,01%) hanno comportato un ritardo nella progressione della miopia, con effetti collaterali significativamente inferiori rispetto alla preparazione a concentrazione più elevata, anche se rimane una percentuale di pazienti che hanno una scarsa risposta. Le strategie proposte includono un aumento graduale del dosaggio di atropina e una combinazione di atropina a basso dosaggio con aumento del tempo passato all’aria aperta. Adesso abbiamo le prove che questo metodo non solo è efficace, ma anche sicuro.

Ovviamente si ricorda che per ciò che riguarda la corretta indicazione e prescrizione, l’ultima parola spetta al medico oculista.

Fonte : Pei-Chang Wu et al . Update in myopia and treatment strategy of atropine use in myopia control. Eye – volume 33, pages3–13(2019).

L’Occhio di Escher

Maurits Cornelis Escher 1898-1972 fu un incisore e grafico olandese. Le sue opere sono molto amate da scienziati, fisici e matematici che apprezzano il suo uso razionale di figure poliedriche, distorsioni geometriche ed interpretazioni originali del mondo della scienza, ottenendo effetti paradossali.

In questa opera l’artista ha spiegato che ha voluto rappresentare “ il suo occhio notevolmente ingrandito in uno specchio concavo. La pupilla riflette l’immagine di colui che guida noi tutti” : nella pupilla, infatti, è chiaramente visibile un teschio, che allude al destino dell’uomo e alla tragicità della vicenda umana.

Gli occhi di James Joyce

Il grande romanziere irlandese conosciuto soprattutto per la produzione del testo ritenuto da molti il più illeggibile della storia, l’Ulisse, fu protagonista di “un’Odissea clinica”, quindi titolo scelto forse non a caso. L’autore è stato protagonista di un travagliato peregrinare durante tutto l’arco della sua esistenza, non vagò per le strade di Dublino né tanto meno fra i mari della Grecia, ma da un medico all’altro, per farsi curare.

James Joyce dopo l’intervento all’occhio sinistro

Molti sono i quadri patologici documentati nelle numerose biografie, dalla degenza ospedaliera nell’Estate del 1907, causata da una febbre reumatica, ai disturbi oculari (irite, glaucoma e cataratta) che lo condussero quasi alla cecità, fino ai ricorrenti dolori addominali dovuti ad un’ulcera peptica. Oltre alle numerose opere biografiche, che raccontano la tumultuosa vita di Joyce, una fonte è rappresentata dalle innumerevoli lettere che mandò lo scrittore ai più svariati destinatari, nelle quali si ritrovano chiari riferimenti al suo stato di salute.
Racconta al fratello, in una lettera del 1905, dei primi problemi legati alla vista, la prima menzione dei gravi disturbi oculari, che tormentarono Joyce, in seguito ai quali subì ben undici interventi chirurgici.
Nel 1907 ebbe il primo attacco di irite all’occhio sinistro, mentre era in cura per febbre reumatica e sepsi dentale, ne seguiranno altri nel 1908, nel 1909 e nel 1917. Quest’ultimo fu complicato da sinechie e glaucoma e seguito dalla prima iridectomia. In una lettera all’amica e mecenate Miss Weaver confida che “sono depresso… le conseguenze questa volta sembrano piuttosto gravi, e spero che si possa evitare un’operazione”.

L’ anno successivo cominciarono ad essere coinvolti entrambi gli occhi, curati con gocce miotiche ed impacchi freddi. Nel 1922 in conseguenza di un nuovo fortissimo attacco, la sua editrice, Sylvia Beach, lo condusse dal proprio oftalmologo, Louis Borsch. Costui convinse Joyce che i precedenti interventi erano stati un errore, rimandando qualsiasi atto chirurgico. Ma gli interventi avvenuti negli anni successivi non produssero alcun miglioramento. Nel 1925 fu rimossa la cataratta dall’occhio sinistro, con persistenza di membrane secondarie. Seguirono quattro capsulotomie sinistre con perdita del vitreo ed emorragie. Anche nell’occhio destro, dopo i ripetuti attacchi di irite, si era sviluppata la cataratta.
Alla morte del dottor Borsch, Joyce finì in cura dal Professor Alfred Vogt, il più quotato chirurgo oftalmico europeo dell’epoca, ormai rimasto quasi cieco, reduce da otto interventi sull’occhio sinistro. Nel 1930 Vogt lo sottopose a discissione orizzontale di cataratta terziaria dell’occhio sinistro. Però Joyce, assillato da nuovi gravissimi problemi familiari, non si presentò alle visite di controllo negli anni successivi. Solo quando ebbe una diminuzione dell’acuità visiva si rivolse nuovamente a Vogt. L’occhio destro presentava ormai cataratta totale con glaucoma secondario e parziale atrofia di retina e nervo ottico.
La scrupolosità di Vogt nei sistematici richiami e controlli trimestrali successivi, unita alla decisione di non intervenire più sull’occhio sinistro portò presto Joyce a recriminare sulla propria superficialità e rimpiangere di non averlo incontrato prima.
Nonostante i momenti di sconforto, la sua volontà creativa aumentava, arricchendo la densità della scrittura. Continuò la sua attività di scrittore, concludendo la grande opera “Finnegans Wake”, conclusione della sua rivoluzione linguistica e letteraria nel romanzo del ventesimo secolo.
Joyce soffrì di ricorrenti dolori addominali, dovuti certamente ad ulcera peptica, ma attribuiti dai medici ai “nervi”. I sintomi furono trascurati, Joyce aveva accettato la natura psicosomatica dei dolori, come suggerivano medici e conoscenti.  Il 9 gennaio 1941, a Zurigo, al ritorno a casa dopo cena avvertì improvvisamente dolori addominali fortissimi. Seguì un rapido peggioramento, con chiari segni di peritonite, quindi si arrivò all’intervento chirurgico, in cui fu evidente un’ulcera duodenale perforata, prontamente suturata e ricoperta con un patch omentale.  Ma un’emorragia massiva con relativo shock si manifestò il pomeriggio seguente. Nonostante le trasfusioni Joyce entrò in coma e durante la notte del 13 Gennaio del 1941 morì all’età di 58 anni.

In conclusione c’è da dire che il fallimento dei presidi terapeutici adottati per curare le malattie dell’illustre scrittore sono dovute sia alla sua scarsa “compliance”, incostante nel farsi curare, visitato da ben trentacinque medici, dei quali però difficilmente seguiva i consigli; ma anche dal limite dei mezzi utilizzati che a quel tempo la medicina disponeva, soprattutto per i suoi problemi oculari.

Provando gli Occhiali della Nonna – Théodore Gérard – 1867

Théodore Gérard – Trying On Grandmother’s Spectacles – 1867 – Olio su tela

Théodore Gérard (1829-1895) frequentò l’Accademia di Gand e fu attivo soprattutto come pittore di genere e ritrattista. I suoi viaggi lo condussero tra l’altro in Austria e in Germania, dipingendo la vita nella campagna e nei villaggi, affascinato dalla serenità dei soggetti. Le sue opere vinsero numerose medaglie alle esposizioni come anche nel 1873 a Vienna. Negli ultimi anni Gerard insegnò come professore presso l’Accademia di Belle Arti a Bruxelles. Il pittore muore nel 1895 e alcune sue opere sono esposte nel Museo di Bruxelles, di Gand e di Courtrai.

Suggerimenti su come mantenere gli occhi sani

Ci sono molti fattori che possono influenzare la salute degli occhi, la dieta o lo stile di vita, questi dipesi da noi, mentre altri come l’invecchiamento e la predisposizione genetica, sono inevitabili. Ecco alcune buone norme per ridurre il rischio di danno agli occhi.

Programmare controlli periodici : farsi visitare da uno specialista oculista almeno una volta ogni 1-2 anni.

Smettere di fumare: il fumo di sigaretta oltre a nuocere gravemente alla salute, determina anche un elevato numero di patologie oculari.

Proteggere gli occhi dai traumi oculari: utilizzare occhiali di protezione in situazioni di rischio elevato, spesso durante attività lavorative o sportive.

Dieta : ricca di frutta, cereali e vegetali specialmente a foglia verde. Per un buono stato di salute dell’occhio è importante mantenere un equilibrato apporto di acidi grassi essenziali Omega-3 ed Omega-6 (pesce, olio di oliva, di soia e di mais). Inoltre è importante mantenere un adeguato apporto idrico bevendo 1,5-2 L di acqua al giorno.

Proteggere gli occhi dal Sole : la luce ultravioletta (UV) è stata associata a numerosi disordini oculari, importante indossare gli occhiali da sole con protezione contro gli UV-A e gli UV-B. Utile anche il cappello con visiera.

Controllo della pressione arteriosa : in caso di pressione alta del sangue lo stress cardiaco e vascolare può danneggiare l’apparato visivo e determinare perdita della vista.

Computer : per chi lavora intensamente al PC, fissando lo schermo, gli occhi si asciugano molto perché si sbattono di meno le palpebre (ammiccamento). Per questo è importante dare agli occhi una “tregua” dallo schermo . Allontana lo sguardo dallo schermo per alcuni minuti guardando da lontano.

Il Padre dell’Oftalmologia Italiana : Antonio Scarpa

Antonio Scarpa nacque a Lorenzaga di Motta di Livenza il 9 maggio 1752. Studiò a Padova dove seguì anche i corsi universitari per la Medicina e Chirurgia laureandosi il 19 maggio 1770. Nel 1772 otteneva la cattedra anatomo-chirurgica dell’Università di Modena, che tenne sino al 1783, anno in cui venne chiamato all’Università di Pavia. Il passaggio di Scarpa a Pavia avvenne nel 1783 e la scelta fu suggerita alla Corte di Vienna dal pavese Alessandro Brambilla, che contribuì alla restaurazione dell’antica gloria dell’ateneo ticinese.

A Pavia gli fu assegnata la cattedra di anatomia umana, alla quale venne aggiunto l’insegnamento di operazioni chirurgiche. Nel 1787 gli venne affidata la direzione della Clinica Chirurgica. Nel 1800 fu riconfermato professore di anatomia umana e di clinica chirurgica; presidente del Gabinetto anatomico. Nel 1804 lasciò l’insegnamento dell’anatomia nel quale gli succedette Fattori e quello della Clinica Chirurgica che passò a Volpi. Ma nel 1805 Napoleone lo invitò a rioccupare la cattedra di clinica chirurgica e di operazioni chirurgiche. Nel 1813 Scarpa lascia definitivamente la cattedra ed ottiene la giubilazione mantenendo però la direzione della Facoltà medica e dei Gabinetti anatomici.

Fu sempre stato associato all’anatomia e alla chirurgia. Si interessò in particolare alla fisiologia del sistema nervoso, sulla scia degli studi di Leopoldo Caldani e Felice Fontana.

Molte e notevoli per importanza ed originalità del contenuto sono le opere che Scarpa diede alle stampe. Il suo lavoro nel campo dell’anatomia fu tanto rilevante, che diverse parti del corpo umano prendono ancora oggi il suo nome nella nomenclatura medica internazionale. L’anatomia sviluppata da Scarpa a Pavia non fu fine a sé stessa, ma a base e servizio della fisiologia e della chirurgia. Fu amico di Alessandro Volta, con il quale viaggiò in Europa e frequentò gli ambienti scientifici di Londra, Vienna e Parigi. La sua fama gli fece ottenere la Legion d’Onore e l’elezione a membro della Royal Society e delle principali accademie scientifiche europee.

Antonio Scarpa – (1752-1832)

Tuttavia pochi sanno, che il “chirurgo di Pavia”, come veniva chiamato Scarpa, come il suo insegnante, Morgagni, era molto interessato all’oftalmologia e che nel 1801 pubblicò il suo primo libro, “Le malattie principali dell’occhio”, un libro di testo sull’oftalmologia, il primo libro di testo italiano sull’argomento e il più diffuso libro di testo in Europa nella prima metà del XIX secolo. Il libro includeva importanti descrizioni dei disturbi del sistema lacrimale, molte procedure sull’oculoplastica e la prima descrizione dello stafiloma posteriore. Il suo stile chiaro, l’osservazione accurata, il giudizio clinico e l’applicazione equilibrata dei principi di patologia conosciuti ai suoi tempi lo hanno reso un leader all’inizio del secolo scorso.

Malattie degli Occhi – 1801

Questo lavoro magistrale ha avuto diverse edizioni ed è stato tradotto in tedesco, olandese, spagnolo e inglese. Divenne un popolare libro di testo sull’oftalmologia, nonostante esistessero già molti libri sull’argomento in varie lingue.

FONTE : http://musei.unipv.eu/msu/antonio-scarpa/

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