In arrivo il collirio contro la presbiopia

La presbiopia è l’incapacità di mettere a fuoco gli oggetti vicini. Si verifica comunemente dopo i 40 anni e colpisce circa 2 miliardi di persone in tutto il mondo.

Per il presbite attività semplici come leggere un libro, infilare la cruna di un ago, visualizzare un messaggio sul telefonino diventano un vero dramma.

La sintomatologia si presenta, a causa del naturale processo d’invecchiamento delle strutture dell’occhio, quando cioè il cristallino e le strutture muscolari di aggiustamento della stessa lente naturale, si irrigidiscono gradualmente, facendo perdere al sistema d’accomodamento dell’occhio, la propria elasticità.

In base ai risultati degli studi di fase III GEMINI 1 e GEMINI 2 che hanno valutato l’efficacia, la sicurezza e la tollerabilità della soluzione oftalmica AGN-190584 (1,25% di pilocarpina), Allergan afferma che hanno raggiunto l’end-point di efficacia.

AGN-190584 è una formulazione sperimentale ottimizzata di pilocarpina, un agonista del recettore muscarinico colinergico. Utilizzata come collirio per il trattamento della presbiopia in un unica somministrazione giornaliera.

Il meccanismo d’azione proposto dall’AGN-190584 è attraverso la modulazione dinamica della pupilla. L’obiettivo di questa riduzione della dimensione della pupilla è aumentare la profondità di messa a fuoco. Non solo ma si ritiene che permetta un maggiore accomodazione attraverso una lieve contrazione del muscolo ciliare.

Vanno inoltre citate anche altre aziende farmaceutiche che stanno lavorando su questa tipologia di colliri correttivi, come la Novartis con la soluzione oftalmica UNR84,  Presbyopia Therapies con una soluzione oftalmica denominata PRX e la Orasis Pharmaceuticals che sta lavorando su un collirio a lento rilascio denominato Csf-1.

Al momento non esiste in commercio un collirio per questo tipo di trattamento ma siamo sulla buona strada.

Glaucoma : assumere caffeina in eccesso ne aumenta il rischio

Uno studio internazionale multicentrico, condotto dalla Scuola di Medicina del Mount Sinai di New York, dimostra un’interazione dietetica-genetica nel glaucoma.

La ricerca afferma che il consumo di grandi quantità di caffeina al giorno può aumentare di oltre tre volte il rischio di glaucoma per le persone con una predisposizione genetica a una pressione oculare più elevata.  Inoltre risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Ophthalmology, suggeriscono che i pazienti con una storia familiare di glaucoma dovrebbero ridurre l’assunzione di caffeina.

Questa ricerca valuta l’impatto del consumo di caffè sul glaucoma e sulla pressione intraoculare. Una elevata pressione intraoculare è un ulteriore fattore di rischio per l’insorgenza del glaucoma, anche se altri fattori contribuiscono alla comparsa della malattia.

I pazienti solitamente non percepiscono alcun sintomo, fino a che il glaucoma progredendo determina la perdita della vista.

I pazienti con glaucoma spesso chiedono come possono proteggere la vista attraverso i cambiamenti dello stile di vita. Questa ricerca ci suggerisce che pazienti con il più alto rischio genetico di glaucoma possono trarre beneficio dalla moderazione dell’assunzione di caffeina. Si ribadisce che il legame tra caffeina e rischio di glaucoma è stato osservato solo con una grande quantità di caffeina e in quelli con il più alto rischio genetico.

Il rame nelle lacrime : possibile marcatore specifico del Cheratocono?

Il Cheratocono è una malattia della cornea che può compromettere la capacità visiva e colpisce soprattutto i giovani.

Il lavoro Determination of copper by AAS in tear fluid of patients with keratoconuscondotto dal Dott. Pierfrancesco Mellace e il Prof. Gianfranco Corbini (Dipartimento di Biotecnologie, Chimica e Farmacia dell’Università degli Studi di Siena) e il suo team, vuole essere un contributo di approfondimento sulla conoscenza di questa malattia.

Esso fornisce dati preliminari per valutare la possibilità di utilizzare la concentrazione di rame nelle lacrime come marker specifico per il cheratocono.

Fonte : G Corbini, E Dreassi, L Chiasserini, M M Girolamo, P Mellace “Determination of copper by AAS in tear fluid of patients with keratoconus” – Analytical Biochemistry Volume 623, 15 June 2021, 114174. https://doi.org/10.1016/j.ab.2021.114174

Come vediamo nei nostri primi mesi di vita?

Visione sfuocata, macchie di luce, una confusione principalmente in bianco e nero, in cui spicca però il rosso: questo è ciò che vediamo quando apriamo per la prima volta gli occhi sul mondo. Nel susseguirsi delle settimane e dei mesi inizieremo a distinguere i colori, prima il rosso e il verde, poi il blu e il giallo, a riconoscere le forme e a percepire la profondità.

Curiosità

Un’applicazione di realtà virtuale sviluppata da The Guardian, basata sulle ricerche più recenti, consente di sperimentare come si sviluppa la visione nel primo anno di vita.

Video trailer dell’applicazione di realtà virtuale sviluppata da The Guardian

Come vediamo nelle prime settimane

L’acuità visiva nei primi giorni di vita corrisponde circa al 5% di un adulto, vale a dire che tutto gli appare molto sfuocato e che solo ad una distanza di 30 centrimetri può riconoscere una faccia.

Come vediamo nei primi due mesi

I nostri occhi cominciano a muoversi in modo più coordinato e riusciamo a seguire un oggetto in movimento. Prevale la visione a contrasti di tipo bianco o di tipo nero o colore chiaro verso lo scuro. Comincia quel processo di distinzione di tonalità dei colori, riusciamo a distinguere il rosso dal verde.

Come vediamo a quattro mesi

Abbiamo maggiore padronanza e precisione dei movimenti in cui si aggiunge la percezione della profondità che ci permette di calcolare meglio le distanze per afferrare un oggetto. Riusciamo a distinguere il blu e il giallo purché abbiano una tonalità intensa.

Come vediamo oltre i sei mesi

Abbiamo una messa a fuoco più precisa, riusciamo a distinguere un oggetto anche quando vediamo una parte di esso. Riusciamo a distinguere i colori come quando siamo adulti, così come la visione stereoscopica e la percezione della profondità, anche se continuano a migliorare fino all’età di 10-12 anni.

Congiuntivite da mascherina : come evitarla

Ormai divenuta un’abitudine quotidina, l’uso della “mascherina”, può determinare, se non correttamente indossata, problemi agli occhi, con quella che viene definita “congiuntivite da mascherina“.

Il dispositivo se è mal posizionato non aderendo bene ai lati del naso può determinare difficoltà di respirazione. Infatti il fiato espirato rimane intrappolato e tende e risalire verso gli occhi, portando con sè batteri che sono presenti nel cavo orale, batteri che a contatto con gli occhi possono essere aggressivi. Inoltre le mascherine possono intralciare la palpebra inferiore impedendo la normale lubrificazione della superficie oculare, determinando secchezza oculare ed irritazione, fino a sviluppare delle infezioni.

Come si presenta la congiuntivite da mascherina?

La congiuntivite da mascherina si presenta come la normale congiuntivite. Un’infiammazione che colpisce la congiuntiva, ovvero la membrana trasparente che ricopre l’occhio e l’interno delle palpebre, determinando occhi rossi, bruciore, fastidio.

Come si possono evitare queste problematiche?

  • scegliere con attenzione il modello da indossare, che si adatti perfettamente alla forma del viso;
  • evitare che lasci spazio alla fuoriuscita dell’aria espirata in corrispondenza degli occhi piegandola opportunamente quando la si indossa; (se la si deve indossare per molte ore al giorno si può applicare una striscia di nastro biadesivo in corrispondenza del naso per sigillare bene la mascherina);
  • lavarsi e disinfettarsi le mani prima di indossarla.

L’uso scorretto della mascherina determina inizialmente fastidio e bruciore, problema che si può risolvere in breve tempo con la visita dall’oculista e la terapia necessaria.

Se trascurati, tuttavia, questi sintomi possono sfociare in più gravi irritazioni agli occhi e anche in congiuntiviti avanzate.

Dunque alla comparsa dei primi sintomi, non bisogna ignorarli, recarsi dallo specialista per ricevere le corrette cure oculistiche prima che l’irritazione sfoci in infezioni o in congiuntiviti più gravi.

Scoperte cellule staminali nel nervo ottico : speranza per la cura del glaucoma?

Un team guidato da Steven Bernstein, professore del Dipartimento di Oftalmologia e Scienze Visive dell’Università del Maryland, ha isolato per la prima volta cellule staminali nel nervo ottico. Questo risultato apre nuove possibilità per arrivare a curare malattie come il glaucoma.

In questo studio, pubblicato su PNAS, i ricercatori parlano di “cellule progenitrici neurali” presenti nel tessuto del nervo ottico. Si tratta di cellule che restano in questa collocazione per anni. Esse hanno principalmente un ruolo di sostegno per le fibre nervose che avvolgono il nervo ottico. Sono cellule fondamentali, in caso fossero ridotte, le fibre del nervo ottico perderebbero consistenza e inizierebbero a deteriorarsi facilmente.

I ricercatori affermano che la presenza di queste cellule apre ad eventuali nuovi trattamenti per la riparazione dello stesso nervo ottico.

Fonte : https://www.pnas.org/content/early/2020/07/27/2001858117

Nebulosa Elica, Occhio di Dio

Nebulosa Elica, Occhio di Dio – Telescopio Spaziale Hubble – NASA

La Nebulosa Elica (NGC 7293 o Caldwell 63) è una delle nebulose planetarie più vicine alla Terra. Si trova a 650 anni luce (200 parsec) dalla Terra nella costellazione dell’Aquario. Karl Ludwig Harding fu il primo ad osservarla e a descriverla a cui si attribuisce la scoperta prima del 1824. In molti la definiscono con l’espressione di “Occhio di Dio”per la somiglianza all’occhio umano.

La nebulosa Elica è un esempio di una nebulosa planetaria formatasi alla fine della vita di una stella di tipo solare. Gli strati gassosi esterni della stella espulsi nello spazio appaiono come dall’alto un’elica. Il nucleo centrale, destinato a diventare una nana bianca, risplende intensamente da rendere fluorescente il gas espulso precedentemente. Si stima abbia più di 10.000 anni in base alla sua velocità di espansione.

Le fotografie recenti della nebulosa sono delle ricostruzioni di immagini ottenute dallo strumento Advanced Camera for Surveys (ACS) del Telescopio Spaziale Hubble e immagini con grande angolo di visuale ottenute da un telescopio dell’Osservatorio Nazionale di Kitt Peak.

Visual Snow Syndrome

Visione Normale e Visione della Neve Visiva*

La Visual Snow Syndrome è una condizione per cui alcune persone vedono puntini bianchi e neri (definita “neve visiva” da qui il nome in inglese) in una parte o nell’intera area del loro campo visivo, simile all’immagine che si ha quando la vecchia televisione (con il tubo catodico) è mal sintonizzata sul canale. Talvolta i piccoli puntini sono di colore nero-grigio su sfondo bianco oppure grigio-bianco su sfondo nero. Raramente sono descritti come puntini trasparenti, puntini lampeggianti bianchi, o puntini colorati. Di solito il problema è sempre presente e può durare per anni. Uno studio del 2010 di Raghaven et al. ipotizza che ciò che i pazienti vedono come “neve”, sia in realtà il loro “rumore visuale” intrinseco. Molti riferiscono maggiormente questo effetto in condizioni di scarsa luminosità.

Sono stati condotti studi per analizzare meglio tale condizione e i soggetti, oltre a descrivere in dettaglio la “visual snow”, avevano anche altri sintomi in comune . Perciò sono stati descritti i caratteri di tali sintomi :

  • Palinopsia è la visione di un immagine anche quando questa è scomparsa. Ne esistono due tipi :
    Trailing – gli oggetti che si muovono nel campo visivo lasciano una “scia”;
    After image – l’immagine scomparsa (uscita repentinamente dal campo visivo) persiste nel campo visivo nella precedente posizione.
  • Fenomeni entoptici
    • Miodesopsie o mosche volanti: macchie o striscie dovute ad una non perfetta trasparenza dell’umor vitreo all’interno dell’occhio.
    • Fenomeno entopico del campo blu: numerosi puntini o piccoli cerchi di colore grigio / bianco / nero o anelli che si muovono nel campo visivo in entrambi gli occhi quando si guarda superfici luminose omogenee, come il cielo blu. Essi si spostano rapidamente lungo linee ondulate nel campo visivo, soprattutto quando si guarda un blu lucente come quello del cielo.
    • Fotopsie: percezione di lampi di luce nel campo visivo.
    • Fosfeni : fenomeno di vedere la luce senza che la luce effettivamente penetri nell’occhio.
  • Fotofobia: aumentata sensibilità o fastidio per le luci.
  • Nictalopia: compromissione della visione notturna.

Emicrania ed emicrania con aura sono condizioni comuni associate che a volte possono peggiorare il quadro sintomatologico visivo. Al momento non si conoscono le cause. Però si può affermare che i pazienti presentano un esame dell’occhio normale, una TC e una RMN encefalo nella norma.
Purtroppo visto che la prima descrizione sistematica di questa sindrome è molto recente, appare quindi chiaro come non vi sia stato ancora il tempo per eseguire studi che possano darci spiegazione univoca su questo fenomeno. Non vi è un trattamento stabilito. È difficile risolvere il disturbo della visual snow con dei trattamenti, ma è possibile ridurne i sintomi e migliorare la qualità della vita di chi ne è affetto.

FONTE *: Neurology. 2020 Feb 11; 94(6): e564–e574.

Gli occhi e il Coronavirus : cosa sapere

Cos’è il CoronaVirus?

Il Corona-Virus, Virus di cui stiamo continuamente sentendo parlare, si chiama Sars-CoV-2, fa parte del genere Betacoronavirus (famiglia dei Coronaviridae) e si tratta del settimo coronavirus riconosciuto in grado di infettare esseri umani.

Esso determina una sindrome definita COVID-19 (abbreviazione di COronaVIrus Disease-2019), una malattia polmonare con entità variabile da lieve a grave. Le persone che sono esposte al coronavirus possono presentare sintomi da 2 a 14 giorni dopo l’esposizione. Questi sintomi possono includere febbre, tosse ed affanno. Alcune persone possono sviluppare la polmonite e ammalarsi gravemente o morire per complicanze legate al coronavirus.

In che modo può il CoronaVirus colpire i tuoi occhi?

La prima cosa da dire è che il coronavirus può diffondersi attraverso gli occhi, proprio come avviene attraverso la bocca o il naso. Quando qualcuno affetto da Covid-19 tossisce, starnutisce o parla, le particelle di virus dalla sua bocca o dal suo naso possono raggiungere il viso di qualche altro soggetto. Quindi respirerando queste goccioline (droplet) attraverso la bocca o il naso avviene il contagio. Ma le goccioline possono anche entrare nel tuo corpo attraverso i tuoi occhi. Puoi anche essere contagiato toccando gli occhi dopo aver toccato oggetti o superfici che hanno il virus su di esso. Potrebbe essere possibile che il coronavirus causi un’infezione agli occhi (congiuntivite), sebbene ciò è estremamente raro. Se pensi di avere la congiuntivite, non farti prendere dal panico. Chiama semplicemente l’oculista per farglielo sapere e seguire le istruzioni per la cura.

Quando recarsi dall’oculista

Potresti sentirti nervoso quando vai in uno studio medico in questo periodo. Puoi essere certo che il tuo oculista, come tutti i professionisti medici, segue linee guida igieniche e di disinfezione molto rigide. Gli oftalmologi sono disponibili per trattare problemi oculari urgenti, effettuare iniezioni oculari e fornire cure critiche.

Chiamare al più presto il tuo oculista nelle seguenti situazioni:

• Hai degenerazione maculare o retinopatia diabetica

• Noti cambiamenti nella tua vista (come punti sfocati, ondulati o vuoti nel tuo campo visivo)

• Hai una lesione oculare

• Noti “mosche volanti” (miodesopsie) o lampi (fosfeni) nella tua visione

• Improvvisamente perdi un po’ di vista

• Hai dolore agli occhi, mal di testa, occhi rossi, nausea e vomito

Che cambiamenti ci saranno

L’ oculista lavorerà per proteggere la salute dei pazienti durante la pandemia di coronavirus. Aspettati cambiamenti :

• Ti potrà chiedere di aspettare fuori, o in macchina, invece che nella normale sala d’attesa. Questo per proteggere te e gli altri pazienti da possibili esposizioni al virus e di evitare affollate aree di attesa

• Sta probabilmente limitando il numero di persone che entrano. Se non hai bisogno di qualcuno che sia lì con te, ti preghiamo di non portare nessuno all’appuntamento.

• Il tuo oculista può utilizzare uno speciale scudo respiratorio di plastica sulla lampada a fessura che usa per guardarti negli occhi. Può anche indossare una maschera con uno scudo di plastica sugli occhi

• Può chiederti di aspettare di parlare fino al termine dell’esame degli occhi. Quindi può parlare con te e rispondere alle domande quando può trovarti a una distanza di sicurezza da te.

• Alcune pratiche possono essere svolte utilizzando la telemedicina per visite “virtuali” al telefono o chat su un computer.

Salvaguardare i propri occhi durante questo stato di emergenza sanitaria

La protezione degli occhi, nonché di mani, naso e bocca – può rallentare la diffusione del coronavirus.

Ecco alcuni modi in cui puoi mantenere gli occhi sicuri e sani durante questo periodo : se indossi lenti a contatto, prova a passare agli occhiali per un po’. I portatori di lenti a contatto toccano gli occhi in media più di una persona non portatrice. Prendi in considerazione di indossare gli occhiali più spesso, soprattutto se tendi a toccare molto gli occhi. Sostituire gli occhiali con le lenti può ridurre l’irritazione degli occhi e possono essere una barriera che ti ricorda di non toccare gli occhi. Se è necessario indossare le lenti a contatto, assicurati di pulirli e disinfettarli esattamente come raccomandato dall’oculista. L’uso degli occhiali può aggiungere uno strato di protezione. Occhiali correttivi o occhiali da sole possono proteggere gli occhi da goccioline respiratorie infette. Ma tieni presente che non forniscono sicurezza al 100%. Il virus può ancora raggiungere i tuoi occhi da lati aperti, parte superiore e parte inferiore degli occhiali. Per una migliore protezione, è necessario utilizzare occhiali di sicurezza se ti prendi cura di un paziente malato o di una persona potenzialmente sospetta. Evita di strofinarti gli occhi. Può essere difficile rompere questa abitudine naturale, ma in tal modo ridurrai il rischio di infezione. Se senti prurito e il bisogno di strofinare gli occhi o persino di regolare gli occhiali, usa un fazzoletto al posto delle dita. Gli occhi asciutti possono portare a più sfregamenti, quindi considera di aggiungere gocce idratanti . Se è necessario toccare gli occhi per qualsiasi motivo, anche per somministrare colliri per gli occhi, lavarti le mani prima con acqua e sapone per almeno 40 secondi. Quindi lavali di nuovo dopo aver toccato gli occhi.

Quindi…

Usa il buon senso per rimanere in salute. Lavati molto le mani. Segui una buona igiene delle lenti a contatto. Evita di toccare o sfregare naso, bocca e occhi.

Fonte : American Accademy of Ophthalmology – https://www.aao.org/Assets/6d7c9a1a-9242-4326-a75d-9c6c9a827594/637208545943870000/coronavirus-and-your-eyes-pdf?inline=1

Nuove strategie terapeutiche nel Glaucoma: la Neuroprotezione

La terapia del glaucoma si è avvalsa quasi esclusivamente della riduzione della pressione oculare; esistono però, almeno potenzialmente, altre forme di trattamento come quella diretta alla protezione delle cellule ganglionari, definita neuroprotezione. Se da un lato le rinnovate conoscenze hanno messo in evidenza una serie di analogie tra il glaucoma ed altre patologie neurodegenerative come la malattia di Alzheimer, il Parkinson o la sclerosi laterale amiotrofica; dall’altra nasce la necessità di ricercare altre terapie disponibili, soprattutto per alcuni pazienti. Tutto questo non significa che la terapia ipotonizzante non serva più, anzi continua ad essere il gold standard ma c’è la necessità di affiancare anche una terapia basata sulla neuroprotezione, utilizzando molecole che agiscono prevenendo il danno neuronale a livello di retina e nervo ottico con meccanismi d’azione che sono indipendenti dal controllo della pressione dell’occhio. Negli ultimi anni un rilevante interesse scientifico è stato rivolto all’individuazione dei processi patologici alla base della morte neuronale nel glaucoma e sono state individuate numerose potenziali molecole in grado di bloccare gli eventi neurodegenerativi indotti dalla malattia, però allo stato attuale la loro reale efficacia sull’uomo è ancora oggetto di approfondimento.

La neuroprotezione rappresenta un’opportunità in più per prevenire più efficacemente questa malattia. La riduzione della pressione intraoculare non è sufficiente a prevenire l’insorgenza del glaucoma in tutti i soggetti a rischio e non riesce ad arrestarne la progressione in tutti i soggetti già malati. Sono, quindi, necessarie altre strategie terapeutiche come la neuroprotezione che, affiancate alla riduzione della pressione intraoculare e agendo direttamente sulla cellula neuronale, siano in grado di contrastare la progressiva morte cellulare.

Tra le varie sostanze il Coenzima Q10 (ubiquinone) è considerato una delle molecole più promettenti. Molecola simile ad una vitamina, è presente nel mitocondrio, essa partecipa al metabolismo deputato alla produzione di energia dentro la cellula e partecipa anche alla rimozione dei radicali liberi. C’è da dire che il coenzima Q10 potrebbe avere una specifica azione anti-apoptotica legata alla sua capacità di inibire l’apertura del poro di permeabilità del mitocondrio. Alcuni studi clinici hanno dimostrato che esercita un’attività neuroprotettiva .

Coenzima Q10

Il coenzima Q10 è oggi riconosciuto dalla comunità scientifica come un valido e possibile approccio di supporto alle terapie esistenti nel contrastare i complessi meccanismi di danno neuronale causati dal glaucoma.

Fonte : Evidence on neuroprotective properties of coenzyme Q10 in the treatment of glaucoma; Alessio Martucci and Carlo Nucci, Neural Regen Res. 2019 Feb;14(2):197-200.

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