Ipertrofia congenita dell’EPR

L’ipertrofia congenita dell’epitelio pigmentato retinico (CHRPE) è una lesione congenita della retina, in genere asintomatica. Essa può presentarsi in forma tipica (solitaria, multifocale) e in forma atipica.

Le varie forme

Immagine del fondo oculare con ipertrofia congenita dell’EPR solitaria

La forma solitaria è una lesione appare piatta, ben delimitata, di colore solitamente scuro, però esistono anche forme depigmentate. Spesso presenta delle lacune di depigmentazione e può essere circondata da un alone di depigmentazione.
La forma multifocale si presenta con lesioni multiple raggruppate. La forma atipica può associarsi con la poliposi adenomatosa familiare (FAP).

Terapia

Poichè è considerata una lesione benigna generalmente non necessita di trattamento. È importante il monitoraggio con controlli oculistici. Le lesioni possono ingrandirsi e a volte invadere la regione retinica della fovea causando una ridotta acuità visiva.

Uveite : sintomi, diagnosi e cura

Cos’è?

L’uveite è un’infiammazione che colpisce l’uvea, la tonaca vascolare dell’occhio. Definita come un’infiammazione del tratto uveale, dell’iride, del corpo ciliare e della coroide. Tuttavia, la retina e il fluido all’interno della camera anteriore e del vitreo sono spesso anch’essi coinvolti. L’uvea è composta da tre parti che prendono il nome di iride, corpo ciliare e coroide: a seconda di quale di queste parti sia colpito dall’infiammazione l’uveite può essere anteriore, intermedia o posteriore.

L’uveite è un’infezione che colpisce indipendentemente dall’età e che può condurre a riduzioni temporanee della vista e, se non curata in modo adeguato e tempestivo, può comportare danni irreversibili a uno o a entrambi gli occhi.

Sintomatologia

I sintomi comprendono riduzione della vista, dolore oculare, arrossamento, fotofobia e corpi mobili vitreali.

Cause

L’uveite può avere varie cause, non sempre facili da individuare. Molte volte si tratta di un’infezione causata dalla presenza di agenti patogeni come il bacillo della tubercolosi, funghi, batteri, parassiti e l’Herpes virus.

Si parla di uveite idiopatica quando le cause della malattia non sono individuabili.

Può anche essere conseguenza di traumi o della presenza di malattie di natura reumatologica o autoimmunitaria, come l’artrite reumatoide, la sarcoidosi, il morbo di Behcet che provocano una reazione immunitaria che a sua volta attiva l’infiammazione.

Diagnosi

L’uveite viene diagnosticata nell’ambito di una visita oculistica completa, nel corso della quale il medico procede alla valutazione del segmento anteriore, all’esame dell’acuità visiva, alla misurazione della pressione oculare e all’esame del fundo oculare.

Per individuare le cause dell’uveite l’oculista può disporre l’esecuzione di ulteriori accertamenti come esami strumentali oculistici o sistemici ed esami del sangue specifici.

Presenza di precipitati cheratici fini in camera anteriore, segno di uveite anteriore

Terapia

Il trattamento dipende dalla causa ma solitamente è basato su corticosteroidi topici, iniettati a livello locale, o sistemici, associati a un farmaco cicloplegico-midriatico topico. Farmaci immunosoppressori non-steroidei possono essere utilizzati nei casi gravi e refrattari.

Sindrome dell’Occhio Secco

La sindrome dell’occhio secco è una patologia determinata da una cronica irritazione dovuta alla poca idratazione della congiuntiva e della cornea. Principalmente ad una riduzione quantitativa o ad un’alterazione qualitativa del film lacrimale, che ricopre l’occhio e, di norma, lo lubrifica e lo protegge. In Italia ne soffre il 25% della popolazione generale, ma questa sindrome colpisce soprattutto le donne dopo i 45 anni (50%) e quelle in menopausa (90%).

Quindi la scarsa produzione o l’eccessiva evaporazione delle lacrime può rappresentare la complicanza di blefariti, congiuntiviti e altre malattie infiammatorie dell’occhio.

La sindrome dell’occhio secco, inoltre, può essere conseguente a patologie sistemiche come la sindrome di Sjögren, il Lupus eritematoso sistemico e l’artrite reumatoide. Inoltre, il disturbo è tipico in età avanzata, nelle donne in menopausa (per riequilibri ormonali) e in chi fa uso protratto di lenti a contatto, colliri o farmaci sistemici.

Sintomatologia

I sintomi più comuni dovuti alla sindrome da occhio secco sono prurito, bruciore, irritazione e fastidio alla luce (fotofobia). Inoltre, possono manifestarsi una sensazione di corpo estraneo, difficoltà nell’apertura della palpebra al risveglio, dolore ed iperemia congiuntivale (occhi rossi). Possono anche comparire stanchezza o affaticamento degli occhi e, in alcuni pazienti, si osserva la comparsa di muco all’interno o attorno l’occhio. Questi disturbi aumentano in determinate condizioni ambientali, come l’esposizione al vento o al caldo, o in ambienti polverosi.

Diagnosi

La diagnosi è clinica; l’esame oculistico rivela alterazioni della congiuntiva e del film lacrimale. Per valutare la quantità di lacrime prodotte in un dato periodo di tempo, può essere utile il test di Schirmer, che si esegue apponendo piccole strisce di carta assorbente sul margine palpebrale. Il test di rottura del film lacrimale (BUT), invece, permette di avere una valutazione qualitativa del film lacrimale.

Macchie sull’iride : nevi e lentiggini iridei

Le macchie intorno all’iride sono definiti nevi, composte da cellule chiamate melanociti. Queste cellule producono melanina, il pigmento che colora i nostri capelli, pelle e occhi. Il più delle volte i melanociti sono diffusi in modo uniforme, però a volte queste cellule possono raggrupparsi e formare dei nevi.

Un nevo oculare può essere riscontrato anche sotto la retina nella parte posteriore dell’occhio.

I nevi devono essere osservati regolarmente da un medico oculista poichè c’è maggiore possibilità di trasformazione maligna. Le lentiggini dell’iride sono delle macchie scure dell’iride come i nevi, ma a differenza di essi sono più piccole e crescono in una parte dell’iride chiamato stroma. I nevi dell’iride nel corso del tempo tendono ad estendersi, ma come le lentiggini dell’iride sono solitamente benigni. Tuttavia è necessario un monitoraggio nel tempo per qualsiasi cambiamento del medico oculista.

Abrasione corneale

Un’abrasione corneale è una lesione superficiale della cornea, la membrana trasparente situata nella parte anteriore dell’occhio. Il contatto con polvere, sabbia, trucioli di legno o particelle di metallo può graffiare o lesionare la cornea.

Sintomatologia

Un’abrasione corneale può determinare sensazione di corpo estraneo, dolore, arrossamento, bruciore, lacrimazione, fotofobia, visione offuscata.

Se non trattata, può peggiorare, causando infiammazione, infezione e danni permanenti all’occhio e alla vista.

Diagnosi

La diagnosi è effettuata da un medico oculista, il quale osserverà la cornea attraverso il biomicroscopio, e a volte con l’ausilio di anestetici locali e coloranti metterà in evidenza la lesione (vedi immagine).

La freccia rossa mostra un’abrasione corneale. La fonte di luce blu associata alla colorazione con fluorescina mette in evidenza la lesione corneale superficiale che appare verde.

Terapia

Il trattamento prevedere: la rimozione di corpi estranei se presenti, l’uso di FANS ed antibiotici topici.

Prevenzione

Le abrasioni corneali possono, spesso, essere evitate mediante l’uso di occhiali protettivi durante l’esecuzione di attività che espongono gli occhi al rischio di lesioni.

Infiammazione della cornea : la cheratite

La cheratite è un’infiammazione della cornea, la parte anteriore trasparente del bulbo oculare, costantemente ricoperta dal film lacrimale.

I segni della cheratite sono considerati soggettivi fotofobia, blefarospasmo, sensazione di corpo estraneo, e/o oggettivi come iniezione pericheratica, congiuntivite peribulbare, infiltrati stromali e lesioni epiteliali.

Tipologie

Le cheratiti possono essere distinte in superficiali che, dopo la guarigione, generalmente non lasciano cicatrici, da quelle profonde, che possono lasciare porzioni di cornea non perfettamente trasparenti (leucoma corneale); se il leucoma è posizionato in prossimità dell’asse visivo principale può ridurre la capacità visiva.

Anche un’ulcera corneale può essere definita una forma di cheratite, con lesione che interessa l’epitelio e lo stroma sottostante (vedi immagine).

Immagine di un’ulcera corneale alla lampada a fessura. La freccia rossa mostra la lesione. La luce blu associata a colorazione con fluorescina evidenzia l’area di lesione che appare verde.

Cause

Le cheratiti possono essere causate da agenti fisici, chimici e biologici. Le più comuni dovute ad agenti fisici sono quelle da esposizione ai raggi ultravioletti, definita cheratite attinica. Per quelle da agenti chimici bisogna considerare le forme da acidi e da sostanze alcaline, generalmente più gravi; le più frequenti sono quelle da calce. Mentre le cheratiti da agenti biologici possono essere dovute a batteri, funghi, virus o protozoi. La diagnosi eziologica in questi casi può essere difficoltosa sulla base dei soli segni clinici, per cui nelle forme più gravi è necessario effettuare localmente prelievi per esami microbiologici e citologici.

Diagnosi

La diagnosi di una presunta cheratite ha inizio con l’anamnesi e successivamente, si procede con una valutazione oculare esterna, in cui l’oculista osserva l’aspetto degli occhi del paziente, la congiuntiva, le palpebre, la cornea e l’apparato lacrimale. Questo tipo di analisi viene effettuata con uno strumento chiamato lampada a fessura, costituito da una sorgente luminosa e da una lente d’ingrandimento, con l’ausilio di coloranti (vedi immagine).

Le perle di Elschnig

In questa immagine la freccia gialla mostra un cluster di perle di Elschnig.

Le perle di Elschnig si formano dietro la lente artificiale dopo un intervento di cataratta. Esse sono cellule epiteliali residue del cristallino che migrano lungo il restante sacco capsulare. Possono essere valutate all’esame con la lampada a fessura.

Quando le cellule epiteliali si formano lungo l’asse visivo centrale, si identifica la OCP (opacizzazione capsulare posteriore) o cataratta secondaria ed è necessaria la rimozione tramite laser, definita capsulotomia Yag-laser.

Membrana epiretinica (Pucker Maculare)

La membrana epiretinica (anche detta Pucker Maculare) è una patologia che colpisce la parte centrale della retina (macula). Essa è dovuta ad un’alterazione del vitreo (parte gelatinosa all’interno dell’occhio) ed è caratterizzata dalla presenza di tessuto fibroso-cicatriziale a livello della macula.
Dopo la comparsa di questo tessuto fibroso-cicatriziale, la retina tende a subire una contrazione, simile a un raggrinzimento, che può pregiudicare la capacità visiva.

Cause

Il vitreo è legato alla superficie della retina per mezzo di fibre proteiche molto sottili.
A seguito dell’invecchiamento o in alcune circostanze, il corpo vitreo manifesta la tendenza a ritirarsi.
Una circostanza particolare è il distacco posteriore del vitreo che determina la neoformazione di tessuto fibroso-cicatriziale. Essa a sua volta arreca una contrazione della retina, come se la tirasse.

La membrana epiretinica può insorgere anche per effetto del diabete, di un distacco della retina, di un trauma oculare, una malattina infiammatoria dell’occhio o anche postumi di un intervento di cataratta. Ma in molti casi può essere di natura idiopatica (insorta senza ragioni evidenti e dimostrabili).

Diagnosi

L’iter diagnostico per individuare la membrana epiretinica consiste nella valutazione del fondo oculare durante la visita oculistica. Mentre l’esame strumentale principe per evidenziarla è la tomografia a coerenza ottica (OCT).

La griglia di Amsler è un test di autovalutazione che può essere eseguito direttamente dal paziente per individuare problemi della vista. Se le righe vengono visualizzate ondulate è necessario rivolgersi a un medico oculista.

Trattamento

Il trattamento della membrana epiretinica si esplica in un’intervento chirurgico. Questo intervento è la vitrectomia che consiste nella rimozione del vitreo e della membrana epiretinica.

Stelle epicapsulari

Stelle epicapsulari sulla capsula anteriore del cristallino indicate con la freccia verde.

Le stelle epicapsulari, note come pigmentazione epicapsulare congenita, sono depositi di pigmento marrone molto piccoli sulla capsula anteriore del cristallino. Rappresentano un’incompleta involuzione della”tunica vasculosa lentis”.

Tunica vasculosa lentis

La tunica vasculosa lentis è una rete vascolare di capillari che circonda il cristallino durante l’embriogenesi. Si possono presentarse unilateralmente o bilateralmente e possono essere presenti in grappoli o isolate.

Si possono presentare in persone di tutte le età e il medico oculista può riscontrarle durante l’esame con lampada a fessura del segmento anteriore con un ingrandimento elevato. La maggior parte dei pazienti è completamente asintomatica poiché generalmente non hanno alcun effetto sulla vista.

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Cornea verticillata

Cornea verticillata di paziente in terapia prolungata con amiodarone

La cornea verticillata, o cheratopatia vorticosa, rappresenta una condizione patologica corneale bilaterale, essa non compromette la vista. Caratterizzata dalla presenza di depositi corneali intra-epiteliali di particelle lipidiche di colore giallo-bruno che si distribuiscono con andamento a vortice sino alla cornea periferica. Talvolta il paziente può lamentare offuscamento visivo, abbagliamento, fotofobia e aloni intorno alle luci.

Le possibili cause

La cheratopatia vorticosa è comunemente associata ad una terapia prolungata con amiodarone (farmaco anti-aritmico) o alla malattia di Fabry (patologia rara dovuta a deficit dell’enzima alfa-galattosidasi A). Altre possibili cause possono essere l’esposizione a polvere di silicio (malattia professionale), le terapie di lungo corso con tamoxifene, idrossiclorochina, indometacina.

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