Grandi pittori e le loro patologie oculari

Come la visione può influenzare l’esecuzione di un’opera d’arte e come l’arte può avere forti collegamenti con la visione ?

La storia dell’arte è piena di esempi di artisti cha hanno messo in risalto le loro capacità per superare le difficoltà alla visione.

In questo articolo cercheremo di analizzare le opere di grandi pittori di cui è stata documentata una patologia degli occhi.

Vincent Van Gogh

Non tutti sanno che Van Gogh era affetto da epilessia che curava con la digitale. Probabilmente come conseguenza di intossicazione cronica dovuta a questo farmaco, il pittore era affetto da xantopsia, un difetto di percezione dei colori, che gli faceva vedere tutto giallo.

V. Van Gogh, I falciatori : in lontananza Arles, 1888

Claude Monet

Contrariamente alle sue prime opere, Monet rappresentava i suoi dipindi privi di dettagli con forme sfuocate e maggior prevalenza di colori come giallo e rosso. In seguito all’intervento di cataratta nel 1923, i colori caldi delle sue opere fuorono sostituiti da colori freddi come il blu e il viola. Probabilmente l’effetto filtrante della cataratta diventata gialla o ambra scuro tratteneva i raggi blu, determinando una minore visione con prevalenza delle tonalità calde.

Oggi con l’intervento di cataratta si sostituisce la lente ingiallita ed opaca con un cristallino artificiale che ridà non solo il potere diottrico del cristallino, ma lo sostituisce come filtro per le onde di luce ultraviolette blu, che sono ritenute responsabili dei danni retinici.

Edward Munch

Edvard Munch, pittore norvegese, famoso per la sua opera “L’urlo”, all’età di 67 anni si trovò ad avere un problema retinico nell’occhio destro. Si può notare l’insorgenza, l’evoluzione e il riassorbirsi dello “scotoma” (macchia scura fissa nel campo visivo) nelle sue opere. Tale descrizione nelle sue opere ci fa intendere che evidentemente si potesse trattare di una emorragia vitreale.

E. Munch, Disturbed vision, 1930

Edgar Degas

I cambiamenti dello stile pittorico di Degas molto probabilmente sono state causate da una perdita progressiva della visione dovuta ad un danno progressivo maculare. Le opere di Degas del 1870 erano profondamente precise nei dettagli, i personaggi raffiguarati avevano tratti del volto ben distinti. Successivamente queste precisioni nei dettagli delle sue opere iniziarano a diminuire tra il 1880 e il 1890, probabilmente con la progressiva perdita della vista.

Paul Cézanne

Che Paul Cézanne fosse miope lo sapevano tutti, probabilmente il suo difetto visivo avrà condizionato il suo stile di pittura. I miopi vedono bene da vicino ma hanno una visione velata delle strutture più lontane e, nello spettro dei colori, riescono a focalizzare meglio quelli accesi, rosso o giallo. A sostegno di questa tesi, esistono testimonianze che riferiscono dell’avversione di Cézanne per gli occhiali.

P. Cézanne, Montagne Saint Victoire, 1904-1906

Kylix ad occhioni

La kylix è una coppa da vino in ceramica, il cui uso, nell’antica Grecia, è attestato a partire dal VI secolo a.C. Coppa da libagione e da bevuta raggiunse il massimo della diffusione a partire dalla fine del VI secolo rimanendo in auge fino al IV secolo a.C., quando il kantharos, l’elegante calice a volute dei rituali dionisiaci, ne prese il posto quale coppa da vino più diffusa.

Nella classificazione di John Beazley, l’ultimo quarto del VI secolo a.C. vede il differenziarsi di tre forme principali di manufatti.

Alla forma di tipo A appartiene la maggior parte delle coppe a occhioni, originariamente a figure nere, così chiamate per la presenza della raffigurazione «ad occhioni», una simbologia che doveva avere una presumibile funzione apotropaica.

Nella coppa ad occhioni, il corpo è largo e poco profondo, il labbro non svasato e il suo profilo prolunga senza alcuna discontinuità il disegno del corpo. Lo stelo più corto e nettamente separato dall’invaso, è rappresentato con la linea di giunzione evidenziata da un prominente anello.

I più antichi esemplari rinvenuti sembrano indicare in Exekias, vasaio e ceramografo, l’invenzione sia di questa forma che della decorazione ad occhioni che servirà da modello anche nella successiva fase a figure rosse.

La celebre kylix a occhioni di Exekias rappresenta il mito di Dioniso e dei pirati Tirreni trasformati in delfini. 530 a.C. – Vulci. Conservata presso Staatliche Antikensammlungen, Monaco di Baviera.

L’Occhio di Escher

Maurits Cornelis Escher 1898-1972 fu un incisore e grafico olandese. Le sue opere sono molto amate da scienziati, fisici e matematici che apprezzano il suo uso razionale di figure poliedriche, distorsioni geometriche ed interpretazioni originali del mondo della scienza, ottenendo effetti paradossali.

In questa opera l’artista ha spiegato che ha voluto rappresentare “ il suo occhio notevolmente ingrandito in uno specchio concavo. La pupilla riflette l’immagine di colui che guida noi tutti” : nella pupilla, infatti, è chiaramente visibile un teschio, che allude al destino dell’uomo e alla tragicità della vicenda umana.

Provando gli Occhiali della Nonna – Théodore Gérard – 1867

Théodore Gérard – Trying On Grandmother’s Spectacles – 1867 – Olio su tela

Théodore Gérard (1829-1895) frequentò l’Accademia di Gand e fu attivo soprattutto come pittore di genere e ritrattista. I suoi viaggi lo condussero tra l’altro in Austria e in Germania, dipingendo la vita nella campagna e nei villaggi, affascinato dalla serenità dei soggetti. Le sue opere vinsero numerose medaglie alle esposizioni come anche nel 1873 a Vienna. Negli ultimi anni Gerard insegnò come professore presso l’Accademia di Belle Arti a Bruxelles. Il pittore muore nel 1895 e alcune sue opere sono esposte nel Museo di Bruxelles, di Gand e di Courtrai.

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