Che cos’è ?
La Corioretinopatia Sierosa Centrale (CSC) è una malattia oculare caratterizzata dal sollevamento di uno strato retinico (neuro-epitelio) nella regione maculare (zona centrale della retina) a causa dell’accumulo di liquido sieroso, dovuto ad uno stravaso di siero. Il più delle volte esordisce in un occhio solo, ma può coinvolgere entrambi gli occhi. Colpisce più frequentemente gli uomini tra i 30 e i 50 anni.
Quali sono le cause della CSC?
Sulle cause della CSC non si hanno ancora dati certi. Viene considerata una malattia dell’epitelio pigmentato retinico. Si è ipotizzato il ruolo della coroide (strato vascolare dell’occhio) nella CSC, nella quale si instaura una condizione di congestione e aumento di permeabilità di alcuni distretti vascolari. Questo determinerebbe il conseguente passaggio di fluido nello spazio sottoretinico. Rimane però da chiarire come si instauri l’aumento della permeabilità coroideale. L’associazione della CSC con lo stress e l’aumento dei livelli ematici di catecolamine definirebbe l’aumentato stimolo adrenergico una valida ipotesi.
Mentre il ruolo dei corticosteroidi è diventato sempre più evidente nel favorire l’insorgenza di episodi di CSC o nell’aggravarne il decorso. Elevati livelli ematici di cortisolo alterano indirettamente i processi di autoregolazione del flusso ematico coroideale.
Quali sono i sintomi?
I sintomi sono principalmente:
- riduzione dell’acuità visiva;
- distorsione delle immagini;
- percezione sbiadita dei colori;
- percezione di una macchia scura (scotoma).
Si ha l’impressione di guardare attraverso una “goccia d’acqua”. L’esame della vista può risultare alterato. È importante, quindi, sottoporsi a un esame del fondo oculare.
Come si può diagnosticare?
La corioretinopatia sierosa centrale può essere diagnosticata con esami strumentali che permettono di individuare l’area di lesione con quadri spesso caratteristici. Gli esami che dovrebbe eseguire il paziente, affetto da corioretinopatia sierosa centrale, durante una visita oculistica approfondita per avere un accurato monitoraggio sono: la Tomografia a Coerenza Ottica (OCT) ad alta risoluzione per analizzare ogni singolo strato retinico, particolarmente utile nell’individuazione e nella quantificazione del distacco sieroso della retina neurosensoriale; la Fluorangiografia e l’Angiografia con il Verde Indocianina (ICGA), un esame con mezzo di contrasto, importante per individuare il “punto di fuga”, cioè il punto in cui i vasi sanguigni della coroide e della coriocapillare hanno una eccessiva permeabilità che alimenta il distacco dell’epitelio pigmentato retinico.
Come si cura?
Quando si tratta del primo evento acuto il liquido che si è accumulato tende spontaneamente a riassorbirsi entro alcuni mesi e si può recuperare l’originaria acuità visiva.
La terapia convenzionale è la fotodinamica a bassa fluenza (PDT), una tecnica laser con buona percentuale di successo, in casi adeguatamente selezionati. Negli ultimi anni si stanno cercando nuove strategie terapeutiche, quella farmacologica come gli antagonisti dei mineralcorticoidi e quella basata sui laser sotto-soglia, quali il 2RT e il Micropulsato, privi di controindicazioni legate ad effetti di natura termica e sono ripetibili.
Importante è farsi seguire da uno specialista che possa prescrivere gli esami più opportuni, monitorando così lo stato della retina, individuare ed evitare i fattori predisponenti eliminando il rischio di recidive.