Nevo di Ota

Il nevo di Ota è una melanocitosi oculodermica, molto comune nelle popolazioni asiatiche e africane. Il suo esordio di solito è alla nascita ed è caratterizzato da pigmentazione di colore grigio-bluastro, a chiazze che si localizzano sulla cute del viso, lungo la distribuzione della ramificazione oftalmica e mascellare del nervo trigemino. Nel 70% dei casi è interessata monolateralmente la sclera. Di solito, il nevo di Ota si stabilizza in età adulta, ma si associa ad un maggiore rischio di glaucoma e melanoma uveale. A volte possono essere presenti lesioni a livello della cornea, della retina, del timpano, della muscosa nasale, della faringe e del palato. Il nevo di Ota è una malattia isolata, ma può associarsi a nevo di Ito o al nevo spilus.

Nevo di Ota a livello della sclera

Cataratta ad albero di Natale

Cataratta ad albero di Natale

La cataratta ad albero di Natale è un particolare tipo di cataratta, non itanto frequente.
Si contraddistingue per la presenza di depositi aghiformi multicolore altamente rifrangenti che ricordano proprio un albero di Natale. Da sola non compromette severamente il visus, ma il più delle volte si trova in associazione con altri tipi di opacità.

Distrofia della membrana basale epiteliale

Nota anche come distrofia di Cogan o distrofia epiteliale microcistica o “Map-Dot Fingerprint” è la distrofia epiteliale più comune. Tale distrofia è causata dallo sviluppo anomalo della membrana basale dell’epitelio, che ha la funzione di supporto e ancoraggio dell’epitelio. Tale distrofia è caratterizzata da quantità anormali di membrana basale e detriti citoplasmatici che sono mal diretti nell’epitelio corneale. Clinicamente, i depositi anormali appaiono come opacità puntiformi, modelli simili a mappe o linee simili a impronte digitali a spirale nell’epitelio corneale. In molti pazienti, le lesioni epiteliali cambiano aspetto, posizione e numero nel tempo.

Sintomatologia

Poiché le cellule epiteliali non aderiscono perfettamente alla membrana determinando erosioni epiteliali recidivanti che, esponendo le terminazioni nervose del plesso sub-epiteliale, provocano dolore puntorio che compare in genere al risveglio. Altri sintomi sono l’aumentata sensibilità alla luce, calo della vista ed eccessiva lacrimazione. 

Diagnosi

Durante la visita oculistica, all’esame alla lampada a fessura si possono notare le lesioni epiteliali tipiche della distrofia e le alterazioni del film lacrimale evidenziabili con la fluoresceina.

Distrofia della membrana basale epiteliale

Terapia

La terapia è rappresentata da sostituti lacrimali o soluzioni iperosmolari, in caso di erosioni corneali ricorrenti si possono eseguire trattamenti parachirurgici come il trattamento con laser ad eccimeri per rimuovere irregolarità, tuttavia non garantiscono una soluzione definitiva.

Distrofia vitelliforme foveomaculare ad esordio tardivo

La distrofia vitelliforme foveomaculare ad esordio tardivo, nell’età adulta, è una distrofia maculare genetica, caratterizzata da annebbiamento visivo, metamorfopsia e perdita della vista. A livello retinico si evidenzia una lesione giallognola peculiare ”a tuorlo d’uovo” leggermente rialzata, localizzata in regione foveale o parafoveale.

Scansione OCT della lesione

Epidemiologia

Questo tipo di patologia esordisce tra la quarta e sesta decade di vita. Nelle fasi iniziali i pazienti non presentano sintomi visivi o sono interessati in modo lieve, l’acuità visiva di solito rimane conservata. Però quando la malattia progredisce, la perdita della vista può aggravarsi. Possono essere presenti neovascolarizzazione coroidale (CNV) ed atrofia centrale dell’epitelio pigmentato retinico.

Diagnosi

La diagnosi si basa sull’esame oftalmologico completo, sull’autofluorescenza del fondo dell’occhio, sulla tomografia a coerenza ottica e sull’angiografia con fluoresceina, nel caso si sospetti una neovascolarizzazione coroideale. L’OCT rivela una lesione vitelliforme localizzata a livello dell’EPR o tra l’EPR e i fotorecettori. Questa tecnica è estremamente utile per distinguere la distrofia vitelliforme foveomaculare dalla degenerazione maculare correlata con l’età.

Terapia

Non è disponibile una terapia efficace per la distrofia vitelliforme foveomaculare ed i pazienti dovrebbero sottoporsi ad una visita oculistica completa, una o due volte all’anno, al fine di escludere possibili complicazioni, come la CNV, i fori maculari a tutto spessore, o i distacchi della retina.

La prognosi risulta essere buona in quanto la malattia causa tipicamente una perdita della vista lenta e progressiva; la maggior parte dei pazienti conserva una vista sufficiente per molto tempo nel corso dell’evoluzione della malattia.

Trazione vitreo-maculare

La trazione vitreo-maculare è una patologia molto frequente nelle persone sopra i 65 anni. Il vitreo (il gel dentro l’occhio) presenta un’anomala aderenza con la macula (la porzione centrale della retina). Questa aderenza può determinare una perdita della conformazione della macula, danneggiando così la vista.

La deformazione della macula può diventare tanto importante da causare dei sintomi visivi come le metamorfopsie. Il paziente con trazione vitreo-maculare vedrà quindi distorto.

La diagnosi di trazione vitreo-maculare avviene con una visita oculistica e con l’esame diagnostico di approfondimento come l’OCT della retina.

La trazione vitreo-maculare a volte può risolversi spontaneamente per il rilascio delle aderenze che l’hanno provocata, ad ogni modo la soluzione rimane l’intervento chirurgico. Vi sono situazioni cliniche che consentono l’iniezione di Ocrinoplasmina che risulta essere molto efficace nel risolvere il problema.

Trazione vitreo-maculare

Sindrome da contrazione della capsula posteriore

Fibrosi della capsuloressi e fimosi della capsula anteriore, capsulotomia ND:YAG laser

La sindrome da contrazione della capsula anteriore consiste in una fibrosi della capsuloressi dopo la rimozione della cataratta e in una fimosi della capsula anteriore. Una condizione che rimane asintomatica a meno che la costrizione non progredisca sull’asse visivo con conseguente potenziale diminuzione dell’acuità visiva. Può determinare pseudofacodonesi e occasionalmente lussazione della IOL. Il trattamento principale è la capsulotomia ND:YAG laser del tessuto invadente.

Emorragia sottocongiuntivale

L’emorragia sottocongiuntivale (o iposfagma) è la condizione in cui si verifica un versamento di sangue conseguente alla rottura dei piccoli capillari superficiali della congiuntiva, che sono piuttosto fragili e le loro pareti possono rompersi facilmente.

Emorragia sottocongiuntivale nel settore temporale

Di solito non provoca problemi di vista nonostante il suo aspetto visibile e l’insorgenza di sintomi fastidiosi come la sensazione di corpo estraneo.

Le possibili cause della rottura dei capillari dell’occhio a livello sottocongiuntivale possono essere :

  • Eccessivi sforzi fisici;
  • Aumento della pressione arteriosa;
  • Piccoli traumi (es. sfregamento dell’occhio, uso errato delle lenti a contatto);
  • Assunzione di farmaci anticoagulanti ed integratori;
  • Complicazione post-operatoria interventi chirurgici oculari.

La perdita di sangue nell’occhio può anche essere un segno di altri tipi di patologie oculari.
Una visita oculistica può essere sufficiente per diagnosticare la comune emorragia sottocongiuntivale e stabilire la causa della rottura dei capillari dell’occhio. Se la causa della rottura capillare non risulta chiara, il medico oculista può decidere di approfondire il quadro clinico con ulteriori indagini.

Arco senile corneale

L’arco senile corneale, detto anche anche gerontoxon, è un anello bianco o grigio, presente sul margine corneale oppure un anello bianco posizionato di fronte alla periferia dell’iride.
Si presenta inizialmente come un arco spezzato e colorato solo attorno alla parte superiore o inferiore della cornea. Poi con il progredire del tempo, questa opacità anulare diventa un vero e proprio anello.

La freccia verde indica l’arco senile corneale

Associato al normale processo di invecchiamento tale fenomeno è considerato comune nelle persone anziane.

Vari studi hanno dimostrato che l’arco senile è più comune nei maschi e negli afroamericani.

L’arco si determina per depositi di colesterolo o ialinosi dello stroma corneale.

Però se tale anomalia si manifesta nei giovani, può essere correlata ad un alto livello di colesterolo e trigliceridi determinato da cause genetiche (es. ipercolesterolemia familiare).
L’arco senile può essere diagnosticato durante una visita oculistica.

Trombosi venosa retinica

La trombosi venosa retinica è una condizione che si verifica quando avviene un blocco parziale o totale del sangue in una vena della retina. Il mancato apporto di sangue alla retina può causare notevoli danni alla vista, spesso irreversibili.

Tale patologia è di frequente riscontro nella pratica clinica oculistica, essendo seconda soltanto alla retinopatia diabetica come causa di perdita visiva secondaria a malattie vascolari della retina. Le occlusioni venose possono interessare la vena centrale della retina o uno dei suoi rami (occlusione di branca). Inoltre in caso di occlusione di una branca molto piccola (occlusione parcellare), i sintomi possono essere molto sfumati e le complicanze rare.

Trombosi venosa retinica parcellare

I fattori di rischio più frequenti sono ipertensione, cardiopatie, diabete, fumo di sigaretta, ipercolesterolemia, alterazioni dell’aspetto trombofilico.

Sintomatologia

La riduzione improvvisa indolore della vista nell’occhio interessato, che si manifesta come annebbiamento visivo o perdita di parte del campo visivo, rappresenta il sintomo d’esordio principale.

Diagnosi

L’esame del fondo oculare rappresenta un momento fondamentale per la diagnosi. Infatti, la visualizzazione di emorragie retiniche, essudati cotonosi, edema maculare ed edema del nervo ottico ci orienta verso la diagnosi. La quantificazione e la caratterizzazione dell’edema maculare, evento frequente nelle trombosi, avviene in maniera non invasiva con l’OCT. Per quanto riguardo lo studio della perfusione retinica viene effettuato con la fluorangiografia retinica.

Terapia

A seconda dei casi, lo scopo del trattamento può essere quello di contrastare l’edema maculare o prevenire le complicanze causate da un’ischemia retinica. Sulle occlusioni totali di tipo ischemico si interviene tramite fotocoagulazione argon laser. Nei casi in cui la terapia generale e il trattamento laser non riescono a far regredire il disturbo, si possono eseguire iniezioni intravitreali di farmaci cortisonici o anti-VEGF, il cui effetto è però limitato nel tempo. Si prescriveranno sempre farmaci antiaggreganti, il cui scopo è quello di rendere fluido il sangue al fine di evitare altre trombosi. E’ importante individuare i fattori di rischio e la modificazione degli stessi rappresenta una prevenzione importante della patologia oculare.

Occhi e computer : disturbi e prevenzione

Il progresso tecnologico ha creato nuove straordinarie opportunità, ma pone anche nuove difficoltà. Oggigiorno passiamo molto tempo davanti ad uno schermo, che si tratti di un computer al lavoro o a casa, o uno smartphone ovunque ci troviamo. Fissarlo per così tante ore ogni giorno non fa bene ai nostri occhi.

Davanti ad uno schermo l’occhio è soggetto ad un continuo adattamento alla fonte luminosa dello schermo rispetto alla luce naturale e di accomodazione per mettere a fuoco.

Posizione dello schermo

Utile è posizionare il monitor del computer in modo che il centro dello schermo si trovi ad alcuni centimetri sotto il livello degli occhi. Una distanza corretta tra occhi e schermo è compresa tra i 50 e i 70 centimetri.

Tipologie e impostazione schermo

Meglio sostituire i vecchi monitor con schermi a cristalli liquidi, come quelli dei laptop: sono più tollerati dagli occhi e la loro superficie è antiriflesso. Quando scegliete un nuovo monitor selezionate la massima risoluzione possibile e scegliete un display ampio. Regolare le impostazioni di visualizzazione dello schermo del computer può aiutare a ridurre l’affaticamento degli occhi e la fatica.

Luce naturale e posizione rispetto la finestra

Avere la luce naturale di fronte o di spalle affatica gli occhi, che è costretto a compensare per il contrasto che si crea tra luce naturale e la luce artificiale emessa dallo schermo. Sarebbe preferibile sempre sedere con il corpo e lo schermo del computer paralleli alla finestra. E’ sconsigliato illuminare l’ambiente nel quale si lavora in modo armonioso, da raggiungere una situazione di comfort visivo che consenta non affaticare troppo la vista. Un’altra accortezza è inclinare lo schermo così da evitare spiacevoli riflessi di luce che renderebbero il lavoro e la visione più difficoltosi.

Pause e relax per gli occhi

I disturbi principali sono bruciore, lacrimazione, arrossamento congiuntivale e prurito. Per evitare questi spiacevoli disturbi, è bene organizzare la giornata lavorativa. Innanzitutto bisogna fare 5-10 minuti di pausa ogni due ore di lavoro, durante i quali è consigliato guardare da lontano, per esempio guardare fuori dalla finestra.

Diversi studi hanno dimostrato che quando si lavora al computer l’intervallo di ammiccamento medio si riduce di due terzi; una circostanza che può portare secchezza e pizzicore agli occhi. A tal proposito possono essere utilizzate gocce oculari lubrificanti, che a riducono questi fastidiosi sintomi.

Visita oculistica

E’ consigliabile sottoporsi periodicamente ad un esame oculistico di routine per prevenire o trattare problemi legati al computer. A volte possono celarsi dei difetti visivi che peggiorano la situazione. L’ideale sarebbe fissare un controllo periodico una volta all’anno, per i diabetici e gli ipertesi si raccomanda invece un controllo ogni 6 mesi. L’oculista si occupa del benessere oculare e ha sicuramente la possibilità di associare al mezzo correttivo anche il consiglio più idoneo per ogni caso specifico.

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