Ifema : emorragia della camera anteriore dell’occhio

L’ifema è una raccolta di sangue nella camera anteriore, cioè nello spazio compreso tra la cornea e l’iride.

Ifema di grado I

Cause

La causa principale di ifema sono i traumi contusivi alla testa e ai globi oculari, oltre alla chirurgia intraoculare. Altre possibili cause, possono essere le uveiti infettive, un distacco di retina, l’ipertensione, patologie ematologiche, tumori intraoculari (melanoma) e farmaci (anticoagulanti).

Sintomatologia

Il sintomo principale è la riduazione del visus con limitazione del campo visivo. Possono essere presenti fotofobia, visione sfuocata e mal di testa e il dolore all’occhio, quest’ultimo probabilmente provocato da un aumento della pressione dell’occhio

Diagnosi

La diagnosi dell’ifema è formulata tramite un’accurata visita oculistica.

La gravità di un ifema è classificata sulla base della quantità di sangue che si accumula nell’occhio:

Microifema : non è evidente nessun accumulo di sangue, ma è possibile tramite l’esame microscopico visualizzare i globuli rossi all’interno della camera anteriore;

I: la raccolta di sangue occupa < 1/3 della camera anteriore;

II: il sangue riempie da 1/3 a 1/2 del volume della camera anteriore;

III: il sangue occupa > 1/2 della camera anteriore;

IV : la camera anteriore è completamente colma di sangue ed è considerata la forma più pericolosa, inoltre poiché somiglia ad una palla da biliardo viene definito “ifema a palla numero 8“.

Terapia

La terapia deve essere stabilita sulla base delle cause specifiche a monte della formazione dell’ifema. Il trattamento dell’aumento della pressione oculare deve essere trattato e ben monitorato dal medico oculista.

Raccomandazioni

Evitare gli sforzi fisici intensi e riposare a letto; sollevare la testata del letto per contribuire al corretto drenaggio degli occhi; consultare l’oculista per monitorare che la guarigione stia procedendo in modo corretto.

Occhiali nell’arte : la prima rappresentazione artistica

La prima raffigurazione artistica in cui appaiono gli occhiali è l’affresco del pittore Tommaso da Modena (1326 – 1379), il quale ritrae il cardinale domenicano Ugo di Provenza, (1200 circa – 1263). L’opera risale al 1352, ed è conservata nella Sala Capitolare del convento di San Nicolò a Treviso.

Tommaso da Modena, Ritratti domenicani (Ugo di Provenza) – 1352 Treviso, ex Convento di San Niccolò, Sala del Capitolo

Non è noto se l’artista dipinse gli occhiali perché era sicuro che Ugo li portasse già un secolo prima oppure perché così immaginava. Nell’opera possiamo ammirare come gli occhiali sono rappresentati nei minimi particolari. Per esempio viene ben delineato il perno dell’occhiale che li tiene sul naso e che permette di richiuderli. Le lenti appaiono rotonde, mancano invece le stanghette laterali che apparirono soltanto nel XVIII secolo. Si trattava, con tutta probabilità, di lenti convesse destinate a correggere la presbiopia.

Chi ha inventato gli occhiali?

Salvino D’Armate probabilmente inventò gli occhiali intorno al 1285, anche se varie fonti suggeriscono un’origine precedente. Successivamento condivise l’invenzione del suo nuovo dispositivo con Alessandro della Spina, un monaco italiano, che li perferzionò e diffuse tale scoperta e per tale motivo alcuni suggeriscono lui come inventore degli occhiali.

In arrivo il collirio contro la presbiopia

La presbiopia è l’incapacità di mettere a fuoco gli oggetti vicini. Si verifica comunemente dopo i 40 anni e colpisce circa 2 miliardi di persone in tutto il mondo.

Per il presbite attività semplici come leggere un libro, infilare la cruna di un ago, visualizzare un messaggio sul telefonino diventano un vero dramma.

La sintomatologia si presenta, a causa del naturale processo d’invecchiamento delle strutture dell’occhio, quando cioè il cristallino e le strutture muscolari di aggiustamento della stessa lente naturale, si irrigidiscono gradualmente, facendo perdere al sistema d’accomodamento dell’occhio, la propria elasticità.

In base ai risultati degli studi di fase III GEMINI 1 e GEMINI 2 che hanno valutato l’efficacia, la sicurezza e la tollerabilità della soluzione oftalmica AGN-190584 (1,25% di pilocarpina), Allergan afferma che hanno raggiunto l’end-point di efficacia.

AGN-190584 è una formulazione sperimentale ottimizzata di pilocarpina, un agonista del recettore muscarinico colinergico. Utilizzata come collirio per il trattamento della presbiopia in un unica somministrazione giornaliera.

Il meccanismo d’azione proposto dall’AGN-190584 è attraverso la modulazione dinamica della pupilla. L’obiettivo di questa riduzione della dimensione della pupilla è aumentare la profondità di messa a fuoco. Non solo ma si ritiene che permetta un maggiore accomodazione attraverso una lieve contrazione del muscolo ciliare.

Vanno inoltre citate anche altre aziende farmaceutiche che stanno lavorando su questa tipologia di colliri correttivi, come la Novartis con la soluzione oftalmica UNR84,  Presbyopia Therapies con una soluzione oftalmica denominata PRX e la Orasis Pharmaceuticals che sta lavorando su un collirio a lento rilascio denominato Csf-1.

Al momento non esiste in commercio un collirio per questo tipo di trattamento ma siamo sulla buona strada.

Ipertrofia congenita dell’EPR

L’ipertrofia congenita dell’epitelio pigmentato retinico (CHRPE) è una lesione congenita della retina, in genere asintomatica. Essa può presentarsi in forma tipica (solitaria, multifocale) e in forma atipica.

Le varie forme

Immagine del fondo oculare con ipertrofia congenita dell’EPR solitaria

La forma solitaria è una lesione appare piatta, ben delimitata, di colore solitamente scuro, però esistono anche forme depigmentate. Spesso presenta delle lacune di depigmentazione e può essere circondata da un alone di depigmentazione.
La forma multifocale si presenta con lesioni multiple raggruppate. La forma atipica può associarsi con la poliposi adenomatosa familiare (FAP).

Terapia

Poichè è considerata una lesione benigna generalmente non necessita di trattamento. È importante il monitoraggio con controlli oculistici. Le lesioni possono ingrandirsi e a volte invadere la regione retinica della fovea causando una ridotta acuità visiva.

La pinguecola

La pinguecola è una formazione degenerativa della congiuntiva nell’occhio.
Appare come un’elevata placca giallo-bianca nella congiuntiva bulbare vicino al limbus, senza coinvolgere la zona corneale. Si distingue pertanto dallo pterigio.
Occasionalmente si possono osservare calcificazioni.

Pinguecola all’esame alla lampada a fessura e scansione tomografica

Cause

L’ eziologia è sconosciuta, ma è associata all’età e all’esposizione ai raggi UV.

Sintomatologia

La sintomatologia può essere sensazione di corpo estraneo, arrossamenti e irritazioni, secchezza oculare, prurito.Inoltre un peggioramento della patologia può portare ad una infiammazione della zona colpita.

Diagnosi

Una visita oculistica è spesso sufficiente per diagnosticare questo disturbo, caratteristico per aspetto, colore e posizione.

Trattamento

La pinguecola, generalmente, non richiede alcun tipo di trattamento, a meno che non provochi sintomi abbastanza gravi. Un approccio conservativo è consigliato per la maggior parte dei pazienti come l’utilizzo di lacrime artificiali e talvolta, l’uso temporaneo di collirio cortisonico può essere utile per ridurre l’infiammazione. Raramente si interviene chirurgicamente.

Uveite : sintomi, diagnosi e cura

Cos’è?

L’uveite è un’infiammazione che colpisce l’uvea, la tonaca vascolare dell’occhio. Definita come un’infiammazione del tratto uveale, dell’iride, del corpo ciliare e della coroide. Tuttavia, la retina e il fluido all’interno della camera anteriore e del vitreo sono spesso anch’essi coinvolti. L’uvea è composta da tre parti che prendono il nome di iride, corpo ciliare e coroide: a seconda di quale di queste parti sia colpito dall’infiammazione l’uveite può essere anteriore, intermedia o posteriore.

L’uveite è un’infezione che colpisce indipendentemente dall’età e che può condurre a riduzioni temporanee della vista e, se non curata in modo adeguato e tempestivo, può comportare danni irreversibili a uno o a entrambi gli occhi.

Sintomatologia

I sintomi comprendono riduzione della vista, dolore oculare, arrossamento, fotofobia e corpi mobili vitreali.

Cause

L’uveite può avere varie cause, non sempre facili da individuare. Molte volte si tratta di un’infezione causata dalla presenza di agenti patogeni come il bacillo della tubercolosi, funghi, batteri, parassiti e l’Herpes virus.

Si parla di uveite idiopatica quando le cause della malattia non sono individuabili.

Può anche essere conseguenza di traumi o della presenza di malattie di natura reumatologica o autoimmunitaria, come l’artrite reumatoide, la sarcoidosi, il morbo di Behcet che provocano una reazione immunitaria che a sua volta attiva l’infiammazione.

Diagnosi

L’uveite viene diagnosticata nell’ambito di una visita oculistica completa, nel corso della quale il medico procede alla valutazione del segmento anteriore, all’esame dell’acuità visiva, alla misurazione della pressione oculare e all’esame del fundo oculare.

Per individuare le cause dell’uveite l’oculista può disporre l’esecuzione di ulteriori accertamenti come esami strumentali oculistici o sistemici ed esami del sangue specifici.

Presenza di precipitati cheratici fini in camera anteriore, segno di uveite anteriore

Terapia

Il trattamento dipende dalla causa ma solitamente è basato su corticosteroidi topici, iniettati a livello locale, o sistemici, associati a un farmaco cicloplegico-midriatico topico. Farmaci immunosoppressori non-steroidei possono essere utilizzati nei casi gravi e refrattari.

Glaucoma : assumere caffeina in eccesso ne aumenta il rischio

Uno studio internazionale multicentrico, condotto dalla Scuola di Medicina del Mount Sinai di New York, dimostra un’interazione dietetica-genetica nel glaucoma.

La ricerca afferma che il consumo di grandi quantità di caffeina al giorno può aumentare di oltre tre volte il rischio di glaucoma per le persone con una predisposizione genetica a una pressione oculare più elevata.  Inoltre risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Ophthalmology, suggeriscono che i pazienti con una storia familiare di glaucoma dovrebbero ridurre l’assunzione di caffeina.

Questa ricerca valuta l’impatto del consumo di caffè sul glaucoma e sulla pressione intraoculare. Una elevata pressione intraoculare è un ulteriore fattore di rischio per l’insorgenza del glaucoma, anche se altri fattori contribuiscono alla comparsa della malattia.

I pazienti solitamente non percepiscono alcun sintomo, fino a che il glaucoma progredendo determina la perdita della vista.

I pazienti con glaucoma spesso chiedono come possono proteggere la vista attraverso i cambiamenti dello stile di vita. Questa ricerca ci suggerisce che pazienti con il più alto rischio genetico di glaucoma possono trarre beneficio dalla moderazione dell’assunzione di caffeina. Si ribadisce che il legame tra caffeina e rischio di glaucoma è stato osservato solo con una grande quantità di caffeina e in quelli con il più alto rischio genetico.

Test di rottura del film lacrimale

Break-up Time test

Per meglio interpretare la qualità delle lacrime, è eseguibile il test di rottura del film lacrimale (BUT). Tale test può essere eseguito durante l’esame alla lampada a fessura. Il medico oculista apporrà nel sacco congiuntivale un colorante, la fluorescina, che gli permetterà di evidenziare il film lacrimale. Si osserva e si misura quanti secondi impiega il velo di fluido lacrimale sulla superficie corneale a interrompersi. Un risultato “negativo” è superiore a 5 secondi.

Schirmer Test

Il Test di Schirmer è un semplice test che permette di quantificare la secrezione lacrimale basale, che risulta diminuita in alcune patologie o legate all’assunzione di farmaci.
Si esegue posizionando due striscioline di carta bibula millimetrate nel fornice congiuntivale e si attende 5 minuti. Al termine si misura la porzione di strisciolina inumidita. Un risultato del test “negativo” (più di 10 mm di inumidimento della carta) è normale.

Curiosità

Il test prende il nome da Otto Schirmer, oculista tedesco che lo ha illustrato in una sua pubblicazione nel 1903.

Sindrome dell’Occhio Secco

La sindrome dell’occhio secco è una patologia determinata da una cronica irritazione dovuta alla poca idratazione della congiuntiva e della cornea. Principalmente ad una riduzione quantitativa o ad un’alterazione qualitativa del film lacrimale, che ricopre l’occhio e, di norma, lo lubrifica e lo protegge. In Italia ne soffre il 25% della popolazione generale, ma questa sindrome colpisce soprattutto le donne dopo i 45 anni (50%) e quelle in menopausa (90%).

Quindi la scarsa produzione o l’eccessiva evaporazione delle lacrime può rappresentare la complicanza di blefariti, congiuntiviti e altre malattie infiammatorie dell’occhio.

La sindrome dell’occhio secco, inoltre, può essere conseguente a patologie sistemiche come la sindrome di Sjögren, il Lupus eritematoso sistemico e l’artrite reumatoide. Inoltre, il disturbo è tipico in età avanzata, nelle donne in menopausa (per riequilibri ormonali) e in chi fa uso protratto di lenti a contatto, colliri o farmaci sistemici.

Sintomatologia

I sintomi più comuni dovuti alla sindrome da occhio secco sono prurito, bruciore, irritazione e fastidio alla luce (fotofobia). Inoltre, possono manifestarsi una sensazione di corpo estraneo, difficoltà nell’apertura della palpebra al risveglio, dolore ed iperemia congiuntivale (occhi rossi). Possono anche comparire stanchezza o affaticamento degli occhi e, in alcuni pazienti, si osserva la comparsa di muco all’interno o attorno l’occhio. Questi disturbi aumentano in determinate condizioni ambientali, come l’esposizione al vento o al caldo, o in ambienti polverosi.

Diagnosi

La diagnosi è clinica; l’esame oculistico rivela alterazioni della congiuntiva e del film lacrimale. Per valutare la quantità di lacrime prodotte in un dato periodo di tempo, può essere utile il test di Schirmer, che si esegue apponendo piccole strisce di carta assorbente sul margine palpebrale. Il test di rottura del film lacrimale (BUT), invece, permette di avere una valutazione qualitativa del film lacrimale.

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